venerdì 15 aprile 2011

TUFFI INDIETRO

Stranissima sensazione quella provata ieri. In un pomeriggio qualunque di un giovedì qualunque, o almeno così si era presentato fino a quel momento, mi ritrovo nel campetto di calcio della scuola dove lavoro nel bel mezzo di una partita di calcio tra bambini di quinta, che poi sono miei alunni. Una partita un po' casuale, non si sa bene chi siano i tuoi compagni e nemmeno se la tua squadra abbia più o meno giocatori di quella avversaria, c'è chi entra e chi esce, chi cambia squadra in continuazione. Non ci sono schemi, non ci sono ruoli, nemmeno le regole son poi così chiare. Mi ritrovo a giocare una partita in stile oratorio, di quelle da domenica pomeriggio di agosto, interminabili, impoverate, dove non è che devi passarla per forza, giusto quando non ce la fai più cerchi un compagno smarcato. Una di quelle partite dove non importa il risultato, anche perchè gli stessi giocatori dubito che lo conoscano, ma lo spettacolo, il gol, la giocata, il divertimento.
Succede poi che segno, di giustezza, nell'angolino basso, e mi ritrovo ad esultare come se fossi in campo a S.Siro, i miei compagni mi vengono incontro, realizzo che sono i miei alunni di quinta, sorrido, e ripenso, non senza rimpianto, alle lunghe partite in oratorio.

La giornata si conclude dopo l'allenamento; nello spogliatoio un compagno più grande racconta un episodi avvenuto circa quindici anni prima. Niente di particolare un salvatggio miracoloso durante una partita di pallavolo. L'entusiasmo e l'orgoglio con cui ne parlava però erano davvero coinvolgenti, un ricordo indelebile anche per lui in questo giovedì di tuffi nel passato. Bisogna sempre guardare avanti? Ma se la strada percorsa è lunga e ricca di bei ricordi ogni tanto fa bene anche voltarsi indietro.