giovedì 10 maggio 2012

IL 10 MAGGIO

10 maggio 1999, Liceo Scientifico "G. Terragni", si sta per concludere il mio primo anno di scuola superiore. E' da poco iniziato l'intervallo, sono quindi da poco passate le 11.00. Mi trovo all'ultimo piano dell'edificio, lì c'è la mia classe: la 1^A. Sullo stesso piano ci sono terze e quinte in cui ci sono ragazzi del mio paese, cioè per meglio dire, della mia parrocchia. Sono più che amici, sono quasi come fratelli; in fondo facciamo parte di una grande famiglia. Li vedo tristi, molto tristi. Mi chiamano in disparte. Mi devono dare una brutta notizia. E' successo.
A distanza di tredici anni quel momento rimane indelabile nella mia mente, forse perchè ha lasciato una cicatrice profonda nel mio cuore. Per ricordarlo, oggi, pubblico uno scritto di Riccardo Piatti che ho tenuto per anni salvato sul computer.
"Una sera di Maggio normale, mentre il sole manda un ultimo raggio, ed un ricordo sopito. Uno sguardo, una foto, e il pensiero corre indietro… è tredici anni che sei partito.
Quel giorno per me i timori erano per una Maturità ormai alle porte ed un futuro incerto e ingombrante e per te che ancora non si sapeva. Poi alla notizia che tu te n’eri andato, partito… morto,  ho riso perché istintivamente convinto che si trattasse di un macabro scherzo, perché tu non te ne saresti mai andato, tu non dovevi andare. Che dolore, che strazio, però, vederti lì freddo e immobile, quando tu freddo e immobile non lo sei mai stato, e si  continuava a pensare che era tutto finto, che ti fossi assentato per un po’, ma che a momenti ti saresti rialzato e  avresti ripreso a dirigere il coro, a darci un copione da recitare, a preparare l’incontro di AC o l’attività oratoriana domenicale o a progettare qualche iniziativa missionaria. Quel riso e quella sensazione erano solo reazioni infantili per esorcizzare una paura e il dolore per la tua morte. E invece eri partito…per sempre.
E’ tredici anni che sei partito e ci siamo dovuti arrangiare, consapevoli più o meno della superiorità della vita che va avanti, oltre il sentimento umano; siamo cresciuti, riprendendo a vivere senza un amico, una guida, tutti storditi dal tuo addio precoce. Tutti hanno continuato il proprio cammino percorrendo strade diverse, cercando di conciliare domande interiori con la quotidianità di tutti i giorni. Qui, tutti si sono dati da fare, forse per dimostrarti che ciò che ci dicevi non è stato buttato via, ma che in un modo o nell’altro l’abbiamo fatto fruttare. Qualcuno si è sposato, qualcuno si è laureato, qualcuno è stato addirittura in Africa, qualcuno è diventato prete, qualcuno ha messo su famiglia. Hanno cantato che lo spettacolo deve continuare e l’abbiamo continuato, ma senza di te, il tuo ruolo è rimasto vacante. Nessuno ha preso il tuo posto, ma tutti hanno trovato un posto nel proprio cuore per tenerti vicino.
E’ tredici anni che sei partito… e ogni tanto torna una nostalgica e malinconica voglia di rivederti e di sentirti, perché manchi, manchi con le tue parole, con i tuoi profondi occhi, con le tue tirate d’orecchi, con i tuoi giochi, con i tuoi cinque impegni settimanali che ci affidavi, con le tue cantate e le tue idee, i tuoi progetti e quell’entusiasmo che avevi e non basta quella tua foto sul comodino che guarda lontano dove tu ci insegnavi a guardare.
E ora che parli ai santi e nascondi il pallone sotto la veste mentre giochi a calcio con gli angeli, e oggi che perdo un po’ di entusiasmo, oggi che Dio c’è, ma faccio fatica a capirlo e a sentirlo, e oggi  che ti vedo in questa foto ricordo, oggi vorrei tornare solo un momento a sedermi di fianco a te e ascoltarti ancora una volta…     
Scende una lacrima che mi riga la guancia, segna un ricordo a ritroso tra noi e te, tra te e un Dio che ti ha voluto vicino troppo presto, una lacrima che è un viaggio che abbiamo continuato a percorrere soli con la tua foto ricordo nel cuore.
Ciao Don, e se per caso passi ancora di qua, facci sapere in quale stazione, in quale aeroporto, in quale fermata che sicuramente verremo a prenderti."
Ciao Don, stasera non vengo alla tua Messa, a dir la verità è un po' che non ci vengo, sarò in oratorio per una riunione, penso gradirai, forse anche di più.