venerdì 11 dicembre 2015

SAN PEDRO

Qualche anno fa allenando la squadra di Under 13 del GS Villa Guardia, io e Marika avemmo la necessità di un aiuto logistico per le trasferte. Trovammo in Andrea Pedretti quello che cercavamo. Persona fidata e responsabile, molto disponibile. Ci permettevaamo il lusso di andare direttamente alla palestra delle gare in trasferta oppure ci "copriva" se dovevamo andare via prima o se eravamo in ritardo; inoltre si rendeva disponibile per montare la rete, arbitrare o fare il referto. Niente di trascendentale ma già ci aveva fatto intuire di che pasta fosse fatto il buon Pedro (soprannome vetusto dei tempi in cui giocava a calcio nella Pol.Azzurra).
Andrea Pedretti da Villa Guardia segue la sua vocazione diventando a tutti gli effetti dirigente della squadra dove giocava la figlia. Appena la nuova presidentessa della sezione pallavolo del GSV mi chiese qualche nominativo di genitori fidati per aiutare la pallavolo del GSV non esitai un istante a fare il suo.
Ora Andrea é molto di più di un semplice portaborracce, é un tuttofare, sempre disponibile è sempre presente, pronto al dialogo è capace dell'ascolto. È la prova tangibile che se si desiderano dei cambiamenti, invece di borbottare é meglio rimboccarsi le maniche. Se si vede in bisogno, invece di lamentarsi ci si può adoperare per risolvere la situazione. Con la buona volontà si può fare tutto anche impratichirsi di uno sport che si conosce appena. La dimostrazione tangibile che chi fa da sè fa per tre! Insomma, metterci il tempo e la faccia non è da tutti, solo chi è davvero generoso ed umile può farlo.
Grazie PEDRO, intercedi per noi!

venerdì 4 settembre 2015

BACI E PICCOLI (RI)MORSI

Era un giorno imprecisato del mio soggiorno in Toscana. Imprecisato perché in vacanza si perde spesso la cognizione del tempo, o meglio, usciamo dalla routine quotidiana che ci fa dire con certezza quale giorno della settimana sia. La spiaggia che quel giorno avevamo raggiunto non ci aggradava granché, anche se c'eravamo già stati una decina di giorni prima, oggi l'avevamo raggiunta da un'altro ingresso e non ci stava certo entusiasmando. Contavo sul raggiungere la zona dove eravamo già stati visto che era sicuramente migliore di dove eravamo in quel momento. Sarà stata la stanchezza o lo scoramento, ma la truppa decise di accamparsi lì ed io, giustamente, non ero affatto d'accordo. Ma la maggioranza era schiacciante. Inviperito ed adirato a più non posso mi sono isolato per sbollire un po'; il mio passatempo così è diventato portare  a termina quell'inizio di capanna fatta con rami e bastoni che si trovava adiacente la nostra postazione. Ad aggravare la situazione a poche decine di metri un ragazzo autistico in acqua emetteva grida cadenzate abbastanza fastidiose. Pensavo: "Bella giornata che si prospetta!"
A ripensarci mi sembro un bambino capriccioso. Per diversi minuti, forse anche mezz'ora, mi prodigo nel sistemare una inutile e minuscola capanna, mentre i mie compagni vacanzieri ormai sprofondano nel mondo dei sogni. Mi tiene compagni solo la voce del ragazzo in acqua che non smette di emettere versi. Finalmente lo vedo che sta per uscire dall'acqua, ad aspettarlo a riva dopo un lunghissimo ammollo un signore alto e distinto con aperto fra le mani un accappatoio blu in microfibra proprio come il mio. Avevo cercato con lo sguardo sulla spiaggia la famiglia di quel ragazzo ed avevo ipotizzato con chi fosse venuto, ma quel signore proprio non l'avevo notato. In effetti riaccompagna il ragazzo proprio in fondo alla spiaggia, vicino alla pineta: sta in piedi davanti a lui e gli sorride mentre inizia ad asciugarlo. Fa finta di morsicarlo sul collo più volte ed il ragazzo ride di gusto, è un gioco che fanno spesso deduco. I morsi diventano baci. Il ragazzo è grande avrà di sicuro più di vent'anni. E' una scena fantastica ed io mi soffermo a guardarla; come me anche la signora sdraiata poco più in là che non riesce a continuare il suo libro. Il signore, ipotizzo sia il padre del ragazzo, continua nell'operazione di asciugatura, ha preso un asciugamano e, inginocchiatosi, lo passo amorevolmente sulle gambe ed i piedi del ragazzo. I due sembrano fare dei gesti che ripetono spesso, forse anche più volte al giorno. Il padre veste il figlio con un costume asciutto ed una maglietta poi gli allaccia i sandali, ogni tanto gli scappa anche qualche altro morso scherzoso che si tramuta sempre in bacio. Quindi l'uomo sistema la sua roba, mette via il giornale, piega gli asciugamani e col figlio sotto braccio si incammina nella pineta. Non sono nemmeno le undici di mattina; probabilmente la loro giornata al mare finisce qua. Chissà a che ora sono arrivati questa mattina penso. Do uno sguardo alla signora col libro: con lo sguardo segue ancora le figure dei due che si allontanano, poi posa il libro con l'indice fra le pagine per tenere il segno e guarda l'infinito orizzonte di fronte a lei per godere appieno della scena a cui abbiamo appena assistito. Anch'io sono molto colpito, mi sento anche un po' uno stupido per essermela presa in quel modo. Penso a quanto sono fortunato. Penso a quanto è fortunato quel ragazzo ad avere un padre che gli voglia così bene. Penso di aver assistito a poche scene di amore vero così. Penso che avrei voluto conoscerlo, che avrei voluto stringergli la mano, fargli i complimenti e ringraziarlo. Penso che i miei problemi non sono nulla in confronto ai suoi.