venerdì 21 ottobre 2011

UNA VITA CHE VOLO

Stasera mi sono allenato con la mia squadra di calcio. Il mio allenatore è più piccolo di me di un anno e diciassette anni fa, quando ho iniziato la mia "carriera" giocava con me sempre nell'Azzurra. Ho finito tardi, mi son fermato più del solito a fare stretching (ne vade la salute della mia schiena) e ho voluto godermi fino all'ultima goccia di acqua calda della doccia in spogliatoio. E' finita che son rimasto da solo, mi hanno lasciato le chiavi e ho chiuso tutto io.
Ritonando alla macchina e guardando il bel campo verde sintetico dove ci alleniamo ho ripensato a  quando ho cominciatoa  giocare. A quanto fosse comunque bello correre e buttarsi sul campo spelacchiato di prima. A quanto tempo è passato dal mio primo allenamento. Allenamenti nel fango, con la neve, il ghiaccio e la polvere. Ricordo ancora d'aver iniziato non tanto per passione, ma perchè mi affascinava la squadra, la società. Mi sembrava un peccato non farne parte. E da lì anni e anni sul quel campetto di terra (o sabbia), poi a Villaguardia, poi nello storica AzzurraSanLuigi, poi ad Uggiate per quattro anni e infine Cavallasca per altri quattro anni. Da tre anni sono tornato qui, dove ho inizato, inizialmente come ripiego alla pallavolo. Non c'è nessuno dei miei compagni d'allora; qualcuno gioca altrove, qualcuno non gioca più, Giovanni è il mio allenatore. Chi l'avrebbe immaginato: diciassette anni dopo di essere ancora qua. Non avrei sognato di meglio.
Ho chiuso lo spogliatoio, spento le luci e chiuso il cancello.

P.S.: Ho esordito a Como contro il San Rocco

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