mercoledì 26 dicembre 2012

COL CUORE PIENO DI NATALE

Tutto inzia la mattina della vigiali di Natale: sveglia di buon mattino (che non significa necessariamente presto) per completare gli ultimi acquisti pre-natalizi. La mossa migliore è andare a colpo sicuro, senza mischiarsi tra la folla: parcheggio fortunoso in men che non si dica, negozio studiato precedentemente, non guardarsi troppo in giro, pagare, auguri alla commessa...e via di nuovo in macchina. Nessun intoppo piano studiato alla perfezione, anche l'eventuale traffico da vigilia di Natale era previsto quindi non mi crea disturbo ne nervosismo. Mi tolgo anche lo sfizio di comprarmi una giacca ed una camicia, santa Conbipel per me oggi fa il 50% di sconto!
Il pomeriggio è dedicato a pacchi e pacchetti, anche se mi perdo nel web cercando di rifare un video con le facce dei miei amici che aveva avuto gran successo l'anno passato. Non ci riesco, sono agli sgoccioli, devo andare a fare il Babo Natale per le vie del paese. Per fortuna mia mamma mi viene in soccorso e finisco in poco tempo di incartare.
Quella di vestirmi da Babo Natale è una tradizione che si rinnova ogni anno: lo faccio per i bambini, per i loro sorrisi ed i loro occhi quando mi vedono, dovreste vederli sono gli occhi più meravigliati e felici che possiate immaginare. Devo ammetterlo, da quando ho iniziato a lavorare all'asilo mi riesce molto più facile, in fondo bisogna solo recitare un po' ed il resto vien da sè. E' bellissimo, poi, interpretare per qualche ora un personaggio così positivo, amato da tutti, che tutti vorrebbero incontrare nella notte santa e che strappa un sorriso e un saluto a grandi e piccini. Voglio ricordarmi però di tre bambini in particolare, non so se loro hanno relizzato che Babo Natale avesse portato loro dei doni: erano dei bambini con delle disabilità, a loro va il mio pensiero più profondo in questo natale 2012.
Per la prima volta quest'anno faccio una vera e proprio cena di vigilia: il cosiddetto "cenone". Siamo stati invitati dagli zii di Nose io, Marika e gli altri della combriccola. L'invito a casa Bardaglio ci inorgoglisce: si prospetta una bellissima serata! Le aspettative non vengono deluse: una fantastica cena in pieno stile bavarese con tanto di birra rigorosamente tedesca ci porta alle porte della mezzanotte. Un ringraziamento a Giorgio ed Isabella per l'ospitalità e la bella serata; sono felice di averli conosciuti un po' più da vicino, hanno confermato la mia idea: sono delle bellissime persone e la loro è una favolosa famigliola! Via di corsa per la tradizionale messa di mezzanotte. Purtroppo siamo in piedi, ma poco importa. A seguire auguri per tutti gli amici e conoscenti.
E' il momento di salutarsi, ma il bello arriva adesso. Io e Marika ci scambiamo i nostri "regalini" prima di tornare a casa e...come al solito abbiamo esagerato, nel senso che ci conosciamo troppo bene ormai e riusciamo sempre a stupirci per la bellezza e l'appropriatezza dei nostri "pensierini". Non finirò mai di ringraziarla per i momenti che passiamo insieme.
Il Natale lo trascorro a casa di mia sorella Marta. La casa nuova dove da poco si appena trasferita con il suo futuro marito. Che poi sarebbe mio cognato ma  io lo sento più come un fratello maggiore, in particolare oggi, e ciò mi piace moltissimo! La loro casa è davvero bella, sono davvero felice per la mia sorellina. Anche la mamma di mio cognato pranza con noi: la vedo raramente ma sono sempre più convinto sia una pesona squisita; oggi mi ha parlato della sua vita: quanti sacrifici ha fatto, quanta fatica e quanto amore per il figlio...lo ammetto: mi sono anche commosso.
Poi nel pomeriggio classica visita a casa Piatti dove si riuniscono zii, cugini e nipoti. Oggi grandissima affluenza, anzi affluenza totale! Zii al completo, cugini con annessi mariti o mogli o fidanzate presenti, cuginetti vecchi e nuovi c'erano tutti. Bello ritrovarsi tutti insieme!
Per finire cena leggera da mia sorella e a seguire gioco in scatola come facevamo da piccoli la sera, invece di gaurdare la televisione. Oggi c'era anche il mio nuovo fratello maggiore.
Buona Natale a tutti. Belli e brutti.

P.S.: con le feste il regalo più bello che arriva è il tempo, magari ne avessi sempre così tanto per fermarmi a pensare, riflettere e scrivere

domenica 21 ottobre 2012

VISTI PER VOI (3)


IL COMANDANTE E LA CICOGNA
Il comandante e la cicogna

La presenza di Valerio Mastandrea è ormai una garanzia di vedere qualcosa di bello. Il film è qualcosa di nuovo: il titolo ci presenta non i due protagonisti, ma due spettatori. Le statue sparse per la città che assistono immobili ed impotenti alle malefatte dell'uomo moderno e un animale capriccioso diventato il miglior amico di un ragazzino timido ed introverso.
A tutto questo si aggiunge un rotondo affittuario amante di celebri aforismi, un padre solo che incontra la mogli morta ogni notte, una adolescente in crisi, un'artista disoccupata e squattrinata, un avvocato poco corretto...

★★★★★★✰✰✰✰

lunedì 24 settembre 2012

VISTI PER VOI (2)

THE WORDS
The Words

Un bel film sugli scrittori dove le storie, i racconti e le vite dei personaggi si intrecciano e sovrappongono.
Adatto a chi ama leggere perchè è anche un po' un film anche i libri sono protagonisti.
Consigliato a chi adora le belle storie d'amore, da cui scaturiscono le parole per i migliori romanzi.
Film da ascoltare non solo da vedere.
Il ritmo della pellicola ti tiene letteralmente sulle spine e a tratti ti confonde piacevolmente.
Come il confine tra sogni e desideri.

★★★★★★★★✰✰

giovedì 13 settembre 2012

FINCHE' MORTE NON CI SEPARI?

Mentre tu sei con gli amici a passare una serata in allegria altrove succcede qualcosa di brutto. Mentre tu ti stai divertendo, nel medesimo istante, altrove, qualcuno ricorderà quel momento come uno dei peggiori della sua intera esitenza.
Succede, mi è successo, che proprio mentre con gli amici trascorrevamo una tranquilla serata in compagnia, altrove succedeva qualcosa di irreparabile. Ma non lontana, proprio una cosa vicinissima a noi. Non come distanza, ma come vicinanza affettiva.
Solo dopo l'abbiamo capito, forse troppo tardi. Anzi a dir la verità non avevamo capito proprio nulla, immaginavamo proprio il contrario; abituati a pensare sempre in positivo, senza neppure prendere in considerazione i segnali, gli sguardi e i comportamente che poi ci saremmo ritrovati ad analizzare minuziosamente.
E allora cosa si può fare? Bisogna prepararsi sempre al peggio? Si dice che così è la vita?
Non so, non lo so proprio, sta volta la vita ce l'ha fatta proprio grossa; non so proprio ora come faremo. E mi dispiace, mi dispiace tanto; vorrei fare qualcosa ma mi sento impotente. Vorrei che tutto si risolvesse, ma ho tremendamente paura che non sarà così, non 'sta volta. Non perdo la speranza però. Il loro dolore, per la prima volta nella mia vita, lo sento anche dentro di me.

mercoledì 12 settembre 2012

NORMODOTATI GRAVI

Proprio questa non me l'aspettavo. Succede di avere divergenze di idee con gli amici, ma no su questo argomento non la si poteva far pasare liscia.
Si parlava delle paraoloimpiadi e questo mio amico se ne esce con una sparata del tipo: "Per me sono solo una presa in giro!". E pensare che è anche uno sportivo! Non voglio commentare qui questa sua uscita che già ho criticato fortemente in quel momento e che mi ha lasciato letteralmente allibito. Voglio solo pubblicare qualche foto per ricordare queste paraolimpiadi che sono state un grandissimo momento di sport. Non le ho seguite molto purtroppo ma ho comunque notato la bellissima atmosfera che si respirava grazie anche al sempre folto pubblico e alla positività degli atleti di tutte le discipline. Al diavolo le disquisizioni per le categorie e le disparità, in fondo interessano solo a noi. Non sottovalutiamo l'importanza per queste persone di poter fare dell'attività sportiva. Anche se possono sembrae "ridicoli" a noi normodotati gravi.
La loro forza è straordinaria: la forza di spingere più veloce le ruote della loro carrozzina, la forza di tenersi aggarppati con i denti per una partenza del dorso, la forza di saltare con una gamba solo, la forza di correre anche senza poter vedere dove si va, la forza di svegliarsi tutti i giorni e continuare.
La sfortuna di questi atleti è la nostra fortuna. Da loro abbiamo solo tantissimo da imparare.
Son queste le cose da far vedere ai propri figli in televisione.











P.S.: io a Rio 2016 ci sarò. Punto.

sabato 1 settembre 2012

VISTI PER VOI (1)

EMOTIVI ANONIMI
Les Émotifs anonymes

Film molto piacevole con personaggi molto ben studiati e riusciti.
Non è di cero il solito fil d'amore.
Durata contenuta; adatto a chi non ha molto tempo o è già stanco la sera.
Potrete ritrovarvi nell'impaccio dei due protagonisti e sorridere di situazione che magari sono capitate anche a voi.
In fondo, poi, ognuno ha la sua anima gemella e quando la trova sarà tutto molto più chiaro e semplice.

★★★★★★★✰✰✰

LA VALIGIA SUL LETTO

Ho comprato una valigia. La mia mitica borsa marchiata "La Gazzetta dello Sport" si è rotta di ritorno da Rodi l'estate scorsa. Me l'avevano mandato solo per aver risposto ad un questionario telefonico; mi ha accompagnati per anni ed anni in tantissimi posti.
Ho comprato un trolley per andare a Sharm el-Sheikh, così anche in aereoporto faccio meno fatica.
Ne ho preparate tante quest'anno di valigie. Cioè più che valigie di solito sono borse o borsoni.
Succede che se devo ripartire presto, diciamo ad una settimana di distanza, la borsa rimanga sul letto libero di fianco al mio senza così togliere tutta l'oggettistica da viaggio che mi porto sempre dietro. Come già detto quest'estate è capitato diverse volte. Prima di tutto i quasi due bei giorni passati a Cesenatico (di cui ho già trattato in in questo post); come al solito ho portato un sacco di cose superflue: sarebbero bastati costume, jeans e maglietta. Di contro sono tornato più arricchito, senza peso in più nella borsa però.
A luglio poi sono andato in Trentino a Canazei e in Friuli a Lignano. Ho partecipato a due settimane di camp della "Sports Promotion". A Canazei sono andato da accompagnatore per il secondo anno. Tempo non clementissimo ma comunque divertimento assicurato. In una settimana ho anche fatto più attività fisica che in tutta l'estate: tre sfide a calcio (Foti 1 - Villa Emma 2) e una a beach volley dove l'accoppiata superboss Foti e il sottoscritto si è dimostrata ancora vincente nonostante i quotati avversari. A Lignano esperienza nuova, gente nuova e ambiente nuovo; da accompagnatore mi trasformo in istruttore multisport. Il clima al mare è molto più rilassato rispetto alla montagna, più che un camp è una vacanza vera e propria, anche per noi in fondo, non solo per bambini e ragazzi. Il superboss nell'unica sfida della settimana a calcio sa con chi deve giocare se vuole vincere ed infatti gli avversari sono asfaltati, nonostante la temperatura tropicale.

Tra queste due settimane cinque giorni soli a casa, con la valigia sul letto e la testa alla 12 ore di pallavolo che incombe al mio ritorno.
La valigia rimane lì, aperta per poco più di una settimana perchè il 29 luglio è la volta di partire per la Sardegna per accompagnare gli adolescenti dell'oratorio. E' la terza volta che vado nella bella isola del mar Tirreno. E' un po' come tornare a casa, perchè in Sardegna c'è un ambiente particolare e le indimenticabili settimane trascorse anni fa hanno ritagliato un posto particolare tra i miei affetti per quest'arida isola. Un viaggio infinito per autostrade e mare; poi cinque giorni (ebbene si solo cinque). In mezzo spiagge da sogno, Cagliari, il servizio alla mensa dei poveri, i nuraghi e tanti ricordi divertenti che spero aiutino quei ragazzi a crescere.
Neanche ventiquattr'ore a casa ed è il momento d'andare a Verona dove per me, Marika, Anna e Nose c'è un aereo pre l'Egitto. Cioè c'era un aereo... perchè la prima notte la trascorriamo a Verono in albergo perchè il nostro volo parte con quindici ore di ritardo. Anche chiamarla notte è esagerato: la sveglia suona, infatti, alle 2.45 del mattino! Finalmente arriviamo a
Sharm el-Sheikh, ci attenderanno due settimane tra deserti, monti, mare, pesci, narghilé, piscina, sabbia, beduini, guide, barriera corallina, egiziani che voglio fregarti, egiziani che vogliono conoscerti ed egiziani che non ti capiscono. Naturalmente la presenza di Marika ha reso ancora più bella e speciale questa vacanza e per questo la ringrazio.
Io ormai sono già in fase preparazione per la Pro Patria e dopo una settimana di borse ne ho già preparate fin troppe. Certo Sharm el-Sheikh era un'altra cosa rispetto a Busto Arsizio!
E così inizia un'altro anno. Borse su borse da preparare: allenamenti, allenamenti e ancora allenamenti.
La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio. Il viaggio della vita. Avanti così.

mercoledì 22 agosto 2012

IL MIO TIFOSO NUMERO UNO

In famiglia era "il greco". Senza troppa fantasia perchè era proprio nato in Grecia, ad Atene. Da piccolo la cosa mi affascinava e inorgogliva parecchio; l'idea di avere uno zio "straniero" faceva molto esotico e particolare. Solo di recente ho scoperto che suo padre fece il servizio militare nella capitale ellenica e lì conobbe Sophia (o Sofia): quando si dice che le guerre non portano solo del male.
Vedevo spesso lo zio Stamatius da piccolo, il terreno dietro casa mia è suo e lì teneva il suo orto e qualche animale, tra cui diversi tacchini. Capitava spesso d'andare a fargli visita o che lui passasse da casa se aveva bisogno di qualcosa. Poi, siccome il terreno è chiuso fra le case, entrava solitamente dal nostro cancello con la sua inconfondibile bicicletta. Negli ultimi anni non riusciva più a seguirlo e allora ci pensavano i figli.
Ricordo mio zio perchè era il mio tifoso numero uno. Davvero! Non so quando mi abbia visto giocare, ma ogni volta che ci incontravamo mi riempiva di complimenti sulla mia bravura come portiere, con una convinzione che nemmeno io stesso potevo mostrare. Sicuro delle mie capacità si era più volte scherzosanmnente offerto per allenarmi personalmente, dicendomi di lasciar perdere mio papà (decisamente più critico) e che avrei potuto fare carriera con lui. Chissà poi in quale occasione mi avesse visto giocare...non lo so proprio.
Ero lo zio più anziano, avendo dieci anni in più della zia Mariangela (sua moglie) ed essendo lei la più grande delle sorelle di mio papà. Era bello parlargli aveva il sorriso negli occhi.
Un saluto allo zio Stamatius, il "Greco", che se ne è andato per sempre, dopo i mie nonni il primo lutto da elaborare in famiglia. Ultimamente non lo si vedeva spesso, ma comunque mi mancherà.
Ciao Zio! Efharisto!

sabato 23 giugno 2012

L'ISOLA CHE NON C'E'

Due settimane senza sosta. due settimane piene piene. Non un attimo per fermarsi, tirare il fiato. Sempre qualcosa da fare per dopo, per domani, per dopodomani. Due settimane impegnative, ripetitive ma mai noiose. Tra il camp del C.O.N.I. e il torneo dell'Oratorio San Carlo il tempo per mangiare, dormire o contrallare le mail si è ridotto ai minimi termini.
In mezzo, come se si trattasse di un bel sogno, un weekend lampo a Cesenatico. Era destino ci dovessi andare quest'anno evidentemente, nonostante il flop organizzativo del Fritto Misto.
Il venerdì sera, stanco, dopo una settimana di camp e torneo, l'idea di dover guidare per 350 Km fino in riviera per rimanere meno di quarantotto ore in compagnia di persone che conosco appena non mi attirava più di tanto...anzi.
Domenica pomeriggio al momento dei saluti, invece, mi scocciava tremendamente lasciare quei posti e quelle persone con troppe ore di anticipo. Avrei desiderato rimanere ancora lì spensierati e insieme. Sicuramente non è l'isola senza lavoro e soldi che sogna Marco, ma si stava molto bene comunque. Un'allegra compagnia, unita da un comune interesse per la pallavolo, tutti con età e provenienza differente, ognuno con una storia diversa da raccontare.
Non so cosa a reso quel weekend così speciale. Certo che il fatto di dormire in camerata tutti insieme, non avere orarie limitazioni di alcuna sorta, ridere e divertirsi in continuazione, credo abbia contribuito a renderlo così indimenticabile.
Voglio ricordare le partite a beach (anche se no ho vinte poche), la cena infiinita lungo il canale sabato sera, i discorsi pseudofilosofici con Anna-Marco-Massimo, la liquirizia, il mini campo di racchettoni, la complicità di Marika, la comicità di Alessio e la sua bravura con palla, la raffinatezza di Safaa, la complicità delle sei "Albine", le visite di Francesca, Luca campione di canottaggio e la sua onestà, Letizia, le piadine e le "biciclette", il recupero delle chiavi in ostello, le colazioni in spiaggia, il corsocanale di Cesenatico e tutti i nuovi amici.
Credo che i weekend e le vacanze che ci organizziamo e decidiamo di fare sono lo specchio della vita che vorremmo. Concordo con Marco, sarebbe bello vivere così; lavorare quando c'è qualcosa da fare tutti insieme e poi passare il resto del tempo come se si fosse perennemente in vacanza. Sarebbe come un'isola felice. Sarebbe come un sogno.
Chissà quei due giorni a Cesenatico se eran sogno o realtà.

sabato 9 giugno 2012

EURO 2012: POLONIA & UCRAINA

Oggi iniziano gli Europei. E' da un paio d'anni che li aspettavo. Mi ero anche assicurato i biglietti per le prime tre partite dell'Italia.
C'è chi pagherebbe fior di quattrini per essere lì a vedere la propria nazionale di calcio!
Io ho pagato 42€ per NON essere lì.
Strana la vita a volte.
Certe cose fanno sorridere.
:-)

P.S.: non mi dispiace più di tanto comunque; mi sarei perso un'altra partita ben più importante. Tiferò ITALIA da casa!

giovedì 10 maggio 2012

IL 10 MAGGIO

10 maggio 1999, Liceo Scientifico "G. Terragni", si sta per concludere il mio primo anno di scuola superiore. E' da poco iniziato l'intervallo, sono quindi da poco passate le 11.00. Mi trovo all'ultimo piano dell'edificio, lì c'è la mia classe: la 1^A. Sullo stesso piano ci sono terze e quinte in cui ci sono ragazzi del mio paese, cioè per meglio dire, della mia parrocchia. Sono più che amici, sono quasi come fratelli; in fondo facciamo parte di una grande famiglia. Li vedo tristi, molto tristi. Mi chiamano in disparte. Mi devono dare una brutta notizia. E' successo.
A distanza di tredici anni quel momento rimane indelabile nella mia mente, forse perchè ha lasciato una cicatrice profonda nel mio cuore. Per ricordarlo, oggi, pubblico uno scritto di Riccardo Piatti che ho tenuto per anni salvato sul computer.
"Una sera di Maggio normale, mentre il sole manda un ultimo raggio, ed un ricordo sopito. Uno sguardo, una foto, e il pensiero corre indietro… è tredici anni che sei partito.
Quel giorno per me i timori erano per una Maturità ormai alle porte ed un futuro incerto e ingombrante e per te che ancora non si sapeva. Poi alla notizia che tu te n’eri andato, partito… morto,  ho riso perché istintivamente convinto che si trattasse di un macabro scherzo, perché tu non te ne saresti mai andato, tu non dovevi andare. Che dolore, che strazio, però, vederti lì freddo e immobile, quando tu freddo e immobile non lo sei mai stato, e si  continuava a pensare che era tutto finto, che ti fossi assentato per un po’, ma che a momenti ti saresti rialzato e  avresti ripreso a dirigere il coro, a darci un copione da recitare, a preparare l’incontro di AC o l’attività oratoriana domenicale o a progettare qualche iniziativa missionaria. Quel riso e quella sensazione erano solo reazioni infantili per esorcizzare una paura e il dolore per la tua morte. E invece eri partito…per sempre.
E’ tredici anni che sei partito e ci siamo dovuti arrangiare, consapevoli più o meno della superiorità della vita che va avanti, oltre il sentimento umano; siamo cresciuti, riprendendo a vivere senza un amico, una guida, tutti storditi dal tuo addio precoce. Tutti hanno continuato il proprio cammino percorrendo strade diverse, cercando di conciliare domande interiori con la quotidianità di tutti i giorni. Qui, tutti si sono dati da fare, forse per dimostrarti che ciò che ci dicevi non è stato buttato via, ma che in un modo o nell’altro l’abbiamo fatto fruttare. Qualcuno si è sposato, qualcuno si è laureato, qualcuno è stato addirittura in Africa, qualcuno è diventato prete, qualcuno ha messo su famiglia. Hanno cantato che lo spettacolo deve continuare e l’abbiamo continuato, ma senza di te, il tuo ruolo è rimasto vacante. Nessuno ha preso il tuo posto, ma tutti hanno trovato un posto nel proprio cuore per tenerti vicino.
E’ tredici anni che sei partito… e ogni tanto torna una nostalgica e malinconica voglia di rivederti e di sentirti, perché manchi, manchi con le tue parole, con i tuoi profondi occhi, con le tue tirate d’orecchi, con i tuoi giochi, con i tuoi cinque impegni settimanali che ci affidavi, con le tue cantate e le tue idee, i tuoi progetti e quell’entusiasmo che avevi e non basta quella tua foto sul comodino che guarda lontano dove tu ci insegnavi a guardare.
E ora che parli ai santi e nascondi il pallone sotto la veste mentre giochi a calcio con gli angeli, e oggi che perdo un po’ di entusiasmo, oggi che Dio c’è, ma faccio fatica a capirlo e a sentirlo, e oggi  che ti vedo in questa foto ricordo, oggi vorrei tornare solo un momento a sedermi di fianco a te e ascoltarti ancora una volta…     
Scende una lacrima che mi riga la guancia, segna un ricordo a ritroso tra noi e te, tra te e un Dio che ti ha voluto vicino troppo presto, una lacrima che è un viaggio che abbiamo continuato a percorrere soli con la tua foto ricordo nel cuore.
Ciao Don, e se per caso passi ancora di qua, facci sapere in quale stazione, in quale aeroporto, in quale fermata che sicuramente verremo a prenderti."
Ciao Don, stasera non vengo alla tua Messa, a dir la verità è un po' che non ci vengo, sarò in oratorio per una riunione, penso gradirai, forse anche di più.

venerdì 17 febbraio 2012

GIORNI CHE TI SEGNANO

26 aprile 2001: sono passati più di dieci anno ormai ma quello è stato un giorno importante nella mia esistenza. So per certo che è stata una svolta, un punto di arrivo e uno di partenza, altro che maggiore età. Da quel lontano giorno ho smesso di essere in un certo modo e ho iniziato ad essere in un altro. E' bastato un istante, un momento, una frazione di secondo; il ragazzino che ero è rimasto forse lì sull'asfalto.

Cito Jovanotti:
"...E ogni cicatrice è un autografo di Dio
Nessuno potrà vivere la mia vita al posto mio..."
e J-Ax:
"...ho la casa disegnata, da bombole spray
ho la faccia segnata, ma non me ne vado mai
io ho più stile, senza sapere perchè, più stile
ogni defetto mi da più stile..."

mercoledì 8 febbraio 2012

STILI DI VITA

Cosa hai fatto oggi?
E' passata una giornata intera e stanco vai a letto; hai relamente vissuto come avresti voluto?
Sei sicuro di non aver sprecato le ultime ventiquattro ore?
Quel tempo passato in colonna chiuso in auto ogni giorno ti sembra tempo speso bene?
Cosa hai fatto oggi? Hai lavorato? E ieri? Hai lavorato? Seppur il tuo lavoro ti possa piacere infinitamente non è sempre quello che vorresti fare ogni giorno!
E' la pura verità. Anzi è la pura realtà. Trascorriamo le noste vite lavorando. Perchè esistono i weekend? Perchè tutto il resto dell'anno si lavoro e le giornate sono uguali. Mi irrita chi mi dice "Buon WeekEnd!" o "Buon Fine Settimana!": sottointende che il resto della settimana è una merda (scusate il termine).
Ma questo è l'unico modo di vivere? Chi ce lo impone?
Le cose.
Di recente ho letto un libro di Simone Perotti "Adesso Basta" che consiglio a chi si sia fatto almeno qualche volta almeno una di queste domande.
I beni ci obbligano a lavorare. Ogni giorno.
Il boom economico dopo "lo svago" degli anni '70 ha portato a mitizzare i beni di consumo, portando ad intendere la vita lavorativa, e quindi benestante, come la migliore possibile. Noi continuiamo su questa strada, senza nemmeno rifletterci un pochino, senza accorgercene dilapidiamo la nostra unica possibilità in questo mondo.
Ma è possibile uscire da questo sistema? Come fare a vivere senza lavoro? Belle domande! Io sto ancora cercando di capirci qualcosa, ma senza dubbio ho rivalutato la mia posizione attuale; la mia professione mi da del tempo libero, non lavoro quasi mai otto ore al giorno e cambio spesso luogo di lavoro (campo, palestra, scuola, asilo). Mi dà di che vivere e mi lascia una certa libertà. Comunque mi opprime. Gli anni passano facendo le stesse cose.
C'è "crisi". Cos'è la crisi? Da dove viene? Credo sia la conseguenza ultima del nostro modo di vivere basato sul denaro, sul lavoro e su tenori di vita che non ci possiamo permettere. La crisi porta alla povertà economica, quando però quella culturale e sociale sono già diffuse da un pezzo.
Il nostro presidente del consiglio Monti ha detto che cambiare lavoro ogni tanto è sicuramente meglio del "posto fisso". Grazie a questa affermazione la mia stima nei sui confronti è aumentata. Non quella della stragrande maggioranza degli italiani che dopo l'ennesima giornata lavorativa sono tornati nel loro appartamento pagato col mutuo a guardare la televisione sul divano mentre la loro mogliettina lavava i piatti e sono inorriditi di fronte a chi minacciava le loro certezze.

giovedì 2 febbraio 2012

LA NEVE SE NE FREGA

Stasera mi sono concesso uno dei piaceri della vita: camminare sotto la neve per le vie del paese. Non è che sono uscito apposta, dovendo andare ad allenamento in palestra ne ho approfittato per godere un pò di questa rarità. Un silenzio irreale accompagna le vie del paese quando è avvolto dalla neve, anche le macchine sembrano fare meno rumore, forse perchè vanno più piano e i giri del motore sono più bassi; i piedi nelle scarpe fanno meno rumore, ma comunque sono l'unico suono che mi accompagna nella mia breve passeggiata. Con la neve tutto sembra più pulito, più luminoso, più puro. Il bianco che ricopre ogni cosa rende tutto e tutti più simili e più vicini.
Come il titolo di un romanzo di Ligabue, la neve quano scende in un certo senso se ne frega. Non le interessa niente dei tui appuntamenti, della tua fretta, di quello che devi fare e dei tuoi orari. Lei scende incessante ed è pronta a scombinarti piacevolmente tutti i piani. La neve se ne frega di tutti e di tutto. Però è anche buona, in fondo, ti restituisce un po' di tempo, ti fa apprezzare la lentezza del camminare e la saggezza del partire prima e del fare le cose con calma. Ti ricorda che è bello giocare coi bambini e che un po' di esercizio fisico (con la pala) fa sempre bene. La neve ti fa apprezzare una serata inaspettatamente libera, lontana anni luce dalla solita monotonia delle nostre settimane ultra programmate; ti fa capire cosa veramente è importante. Ti fa apprezzare il silenzio; ieri sera per rispetto ho anche spento l'autoradio in macchina, quasi volessi sentire i fiocchi che cadevano nonostante i finestrini chiusi e nonostante i fiocchi non facciano rumore.
Si a me piace un sacco quando nevica, ancora di più in questa occasione in cui la temperatura si è abbassata e la neve non si scioglie, lasciando le strade bianche come in un paesino di montagna.
E non mi lamento se fa freddo o nevica, anche perchè siamo in inverno e mi sembra una cosa normale. Anzi lo vorrei tutto così l'inverno, meno grigio e più bianco, che ci insegni qualcosa, magari a fregarcene un po', proprio come la neve.

sabato 14 gennaio 2012

I SOGNI SON DESIDERI

Progetti, desideri e idee che sarebbe bello, prima o poi, mettere in atto:
  1. APRIRE UN OSTELLO CARINO IN CENTRO COMO COL PRODE FOLCI
  2. FARE UN BEL VIAGGETTO IN DUE IO E MARIKA
  3. ANDARE A VEDERE IL MILAN ALLO STADIO CON CHI MI HA TRASMESSO LA FEDE ROSSONERA, CIOE' MIO PAPA'
  4. APRIRE E GESTIRE UN BEERSHOP (MAGARI CON ANGOLO DEGUSTAZIONE...)
  5. ATTRAVERSARE GLI U.S.A. SULLA ROUTE 66 A BORDO DI UN WESTFALIA
  6. AVERE ANCORA PIU' TEMPO LIBERO
  7. ANDARE A VIVERE IN UNA CASA CON GLI AMICI
  8. FARE IL GIRO DEL MONDO
  9. RIACQUIASTARE UNA MACCHINA FOTOGRAFICA REFLEX
(...)

sabato 7 gennaio 2012

ROBA SERIA

Solo ventiquatr'ore fa stavo preparanda i bagagli nella mia camera di albergo dell'hotel Atlantic di Torino Borgaro. Si concludeva così per i Giovanissimi Nazionali della Pro Patria il Torneo Internazionale Tappari. Purtroppo la sfida con la Juventus, che quasi giocava in casa, ci ha visti sconfitti. Un colpa di testa su punizione al limite dell'area ha regalato la vittoria ai bianconeri. Peccato perchè avremmo anche avuto l'occasione di pareggiare e i ragazzi ce l'hanno messa proprio tutta in campo: l'impresa è stata molto vicina questa volta.
Ma andiamo con ordine. In quattro giorni abbiamo giocato cinque partite. La prima il pomeriggio che siamo arrivati a Torino con la Biellese vinta 2-0; il secondo giorno due partite a poche ore di distanza l'una dall'altra con Aygreville e Pavia: la prima vinta 2-0 e la seconda persa amaramente 4-1. Qualificati al secondo posto del girone abbiamo superato ancora per 2-0 il giorno successivo i padroni di casa del Lucento negli ottavi di finali, ma ci siam dovuti arrendere alla Signora nei quarti di finale. Alla fine l'obiettivo di uscire dal campo a testa alta l'abiamo raggiunto, però rimane comunque l'amerezza di aver perso un'occasione. La squadra ci teneva davvero sta volta, lo testimoniano le lacrime di qualcuno negli spogliatoi.
Per pochi giorni ho provato la vita da professionista, albergo, ristorante (anche se il nostro era un self-service), pullman e campo di gioco. Il tutto reso ancora più affascinante dalla vicinanza di squadre altolocate come Atalanta, Borussia Dortmund, Padova, Torino, Albinoleffe, Pavia, Juventus, Pro Vercelli e gli stranieri del Sion e dell' Ujpest. La giornata tipo era sempre in funzione della gara: orario della colazione, passeggiata, risveglio muscolare in albergo, riunione tecnica del mister, gara e cena. Serviti e, un pochino, anche riveriti. E' stato per me un onore avere la possibilità di fare quest'esperienza. Mi son anche goduto la vita in albergo e ho iniziato a capire come mai i calciatori diventano anche campioni di videogiochi, tra ritiri e trasferte è più il tempo che si passa in camera che in campo.
Ho anche potuto ammirare da vicini preparatori e allenatori decisamente più bravi del sottoscritto. C'è da lavorare parecchio se si vuole arrivare in cima. Ma io sono pronto.

lunedì 2 gennaio 2012

TANTE DONNE E UN ANGELO

Devo assolutamente metter per iscritto questi pensieri prima che la routine e la pioggia di oggi li facciano sbiadire nella mia memoria. Vi parlo di Lucia, Lilli, Daniela, ma soprattutto di Pierina, Rosi, Giovanna, Angelo, Patrizia, Adele e Anna. Vivono in Puglia e dedicano la loro vita agli altri. Ho avuto la fortuna di conoscere da vicino la realtà di un centro dove vengono accolti bambini che il tribunale allontana dalle famiglie di origine. Le storie di questi bimbi hanno a che fare spesso con maltrattamenti, diseducazione e abbandono. Stare loro vicino ti riempie il cuore di gioia, l'affetto che cerchi di dare ti ritorna indietro centuplicato. E' a dir poco incredibile come si siano affezzionati a noi, che siamo andati a trovarli, in così poco tempo.
A pochi chilometri, poi, c'è chi si da da fare da anni con gli immigrati, cercando di aiutarli come può, visto che le istituzioni non riescono a capirne le reali esigenze. In fondo un pasto caldo la sera e un posto dove dormire, a volte, sono più che sufficienti. C'è chi, addirittura, nonostante possa permettersi un tenore di vita invidiabile, decide di assistere chi non ha nulla perchè questo lo rende felice.
Gli educatori, i responsabili, gli operatori che ho avuto la fortuna di conoscere sono i veri artefici di queste realtà. La loro passione, la loro abnegazione sono ammirabili; si, è vero, è il loro lavoro, ma è anche la loro missione. E' palese che queste persone siano indiscutibilmente serene, felici, consapevoli; sanno gioire della gioia altrui, mettendo da parte, qualche volta, la loro. Ma forse mi sbaglio: il mio punto di vista è egoistico, la loro gioia è la gioia altrui e per questo sono felici. Più renderanno felici i bambini, gli extracomunitari, i bisognosi che hanno accanto più loro stessi saranno felici.
Ho avuto la fortuna di poter conoscere queste isole felici dove regna la pace e l'amore. Delle vere e proprie isole, in un paese dove regna sempre più l'egoismo e la diffidenza. La cornice, poi, è fantastica: la Puglia racchiude una bellezza rurale sconvolgente. Ostuni, Lecce, Alberobello, Polignano a Mare e Castellana Grotte sono posti che consiglio spassionatamente di visistare prima o poi.
Chissà se un giorno rivedrò queste persone e quei bambini. Per ora li porto nel cuore, sperando di aver lasciato anche nei loro un buon ricordo. Il mio è ancora pieno dei loro sorrisi, primo su tutti quello sdentato della piccola Rosalina.